Sogno (ma forse no) è uno dei più controversi testi di Luigi Pirandello, tanto che lo stesso autore, in vita, non ebbe mai modo di vederlo rappresentato; solo prodotto dal Teatro Nazionale di Lisbona nel 1931 debuttò con il titolo Sonho (mas talvez nao). Le cause delle difficoltà che si riscontrano nella messa in scena di questo testo sono molteplici: la prima probabilmente è di carattere tecnico-produttivo, giacché l’autore progetta per la pièce una scenografia assai complessa e tecnologica, forse eccessiva per un atto unico. La seconda è invece certamente di carattere tematico: assieme a I giganti della montagna, Sogno (ma forse no) costituisce una sorta di “dittico dell’onirico”, sono questi infatti i testi meno “borghesi” di Pirandello, nei quali si manifesta quello che è sicuramente il grande fascino che su l’autore doveva esercitare l’immaginario surrealista di quegli anni.
Sono testi plasmati nell’illusione, in cui il freddo razionalismo pirandelliano si smarrisce di fronte al mistero dell’inconscio e del sogno, e niente (neppure il titolo della pièce) è più certo.
La regia di Alessandro Marmorini e gli attori impegnati nel progetto, raccoglieranno la sfida che questo splendido atto unico lancia, cercando di svuotare la necessità pirandelliana della scena e dei suoi trucchi e conducendo per mano lo spettatore nel multiforme luogo onirico dove parte della pièce è ambientata. La mente sognante della Giovane Signora protagonista del testo sarà quindi per attori e pubblico un luogo alieno dove tutto può essere evocato, il passato rivissuto e gli incubi incarnati, come solo sul palco di un teatro può accadere.
ATTO UNICO
di Luigi Pirandello
regia Alessandro Marmorini
con Alice Pagotto, Matteo Prosperi, Nicola Sorrenti