Miseria bella

Semplice e divertente è la trama della farsa del grande Peppino De Filippo: due fratelli artisti, squattrinati tanto da patire la fame, dormono nello stesso letto, in una casa dove ci piove dentro. Non riescono a pagare l’affitto al proprietario della casa.
Gli capita una commessa per realizzare una musical, e cercano di farsi dare un anticipo senza riuscirci. Poi arriva una donna che hanno conosciuto ed alla quale hanno fatto credere di essere grandi artisti e con la quale fingono di essere stranieri.
La farsa si chiude con loro che si avventano, divorando dei cioccolatini lasciati dalla ragazza, per poi scoprire che erano lassativi.
In questo pretesto drammaturgico entra in gioco la tradizione del teatro Napoletano, quello di fine ottocento inizio novecento. Un teatro che spesso si rifà alla commedia dell’arte, con lazzi, gags e giochi comici tirati fino all’inverosimile.
Ed è su questo che si punta in questo allestimento. Far divertire, far ridere, così, sul niente.
Senza volgarità. Un teatro di evasione di cui si sente estremo bisogno in questo periodo storico.
Il testo dà spazio a quello che viene detto, teatro d’esecuzione, nel senso che occorre grande capacità attoriale, tempi comici, grande senso del ritmo, affiatamento in scena.
L’obiettivo è la risata, ridere di tutto, anche della fame.
Una risata che esorcizza tutto, persino la morte.

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Adattamento e regia di Roberto D’Alessandro
con Francesco Procopio e Enzo casertano
e con: Loredana Piedimonte, Giuseppe Cantore, Geremia Longobardo



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